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L’Alfa Romeo Milano cambia nome e diventa Alfa Romeo Junior. Una virata decisa dalla Casa dopo la polemica innescata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che aveva evocato la violazione dell’articolo 144, comma 1 bis sull’Italian Sounding: ovvero, la pratica “finalizzata alla falsa evocazione dell’origine italiana” di un prodotto. Insomma, secondo il governo la B-Suv, assemblata in Polonia, rientrerebbe in questo caso. E l’Alfa Romeo, pur sentendosi dalla parte della ragione, ha preso questa decisione per mantenere un ambiente sereno con l’esecutivo: in via ufficiale non è arrivata nessuna richiesta di variazione del naming ed è stato il ceo, Jean-Philippe Imparato, a fare il primo (e si spera unico) passo.
Non è la prima volta. La scelta avrà inevitabili ripercussioni economiche e d’immagine per il marchio, che negli scorsi mesi ha investito fondi per pubblicizzare il nome Milano, realizzando merchandising e avviando la produzione di badge e altri dettagli con questo nome. Imparato, però, ha escluso un esborso “importante” per il rebadging. In ogni caso, non si tratta della prima volta che un brand italiano cambia nome a un modello in quattro e quattr’otto: la seconda Panda (quella del 2003), infatti, era stata presentata come Gingo, poi scartata per via dell’assonanza con la Renault Twingo.
Le motivazioni. “Pur ritenendo che il nome Milano rispetti tutte le prescrizioni di legge, e in considerazione del fatto che ci sono temi di stretta attualità più rilevanti del nome di una nuova auto, Alfa Romeo decide di cambiare il nome da Milano a Junior, nell’ottica di promuovere un clima di serenità e distensione”, ha detto Imparato durante un incontro con la stampa italiana. “Abbiamo avuto una notorietà mai vista con questa polemica, ma la nuova Alfa Romeo si chiamerà Junior da stasera. Non voglio fare politica o litigare su qualcosa che rischia di generare aria negativa per la macchina, voglio fare business”.
Scelta naturale. Il nome Milano era stato opzionato per celebrare la città che ha dato i natali all’Alfa Romeo nel 1910 e anche per soddisfare precise richieste degli appassionati. Del resto, non è la prima volta che l’Alfa Romeo chiede il parere del pubblico per scegliere il nome di una vettura: successe già nel 1966 con la Spider 1600 e in quel caso il nome scelto dal pubblico fu Duetto. Tuttavia, la polemica politica (di fatto una pubblicità gratuita) ha spinto i vertici a rivedere il nome e a individuarne uno nuovo che appartenesse alla storia e al contempo figurasse nella lista suggerita dal pubblico. Così si è arrivati alla Junior, legata alla GT 1300 del 1966: “Siamo perfettamente consapevoli che questo episodio rimarrà inciso nelle vicende del marchio”, ha chiosato Imparato. “È una grande responsabilità e al tempo stesso è un momento entusiasmante. La scelta del nuovo nome Junior è del tutto naturale. Come team scegliamo ancora una volta di mettere la nostra passione a disposizione del brand, di dare priorità al prodotto e ai clienti. Decidiamo di cambiare, pur sapendo di non essere obbligati a farlo, perché vogliamo preservare le emozioni positive che i nostri prodotti generano da sempre ed evitare qualsiasi tipo di polemica. L’attenzione riservata in questi giorni alla nostra nuova compatta sportiva è qualcosa di unico, con un numero di accessi al configuratore online senza precedenti, che ha provocato il crash del sito web per alcune ore”.
Questione chiusa. “Ora il problema è risolto”, ha spiegato ancora Imparato, sottolineando il cambio riguarderà tutti i mercati: “Il nome di una vettura è un tema emotivo ed emozionale. Si poteva immaginare di cambiarlo in Italia, dove c’è maggiore sensibilità, e lasciare Milano all’estero. Ma abbiamo pensato che sarebbe stato sbagliato alimentare la polemica. Ho chiesto se potessi cambiare il nome in tutti i nostri mercati e ho ricevuto parere positivo. D’ora in poi, la macchina si chiamerà Junior ovunque. La rete ha bisogno di serenità e stabilità. Devo rimettere la testa e il cervello sul business, abbiamo cose da fare. Ora ci dimentichiamo tutto, ripartiamo da Junior e inventiamo una bella storia di lancio carina, cool e giovane”. Esclusa la possibilità di adire le vie legali: “Ho percepito dubbi e incertezze a livello legislativo e ora il problema è risolto”.
La telefonata con Tavares e i piani per il futuro. Ovviamente, a Imparato è stato chiesto se la vicenda avrà delle conseguenze sui piani produttivi dell’Alfa Romeo. Anche qui, il dirigente è stato chiaro: “Carlos Tavares mi ha chiamato nel weekend. Le nostre decisioni sulla produzione non saranno impattate da questo episodio e spero che la situazione si chiuda qui. Nessuno mi ha detto di cambiare nome, ma quando respiri una certa aria è meglio farlo”. Evidentemente, le continue fibrillazioni tra governo e Stellantis, in particolare sulla produzione in Italia e l’obiettivo del milione di auto hanno avuto un peso sulla scelta di rinominare la Milano. La strada verso il futuro, però, rimane quella tracciata: “Quando abbiamo creato Stellantis, a gennaio 2021, Alfa Romeo usciva da un periodo di centinaia di milioni di perdite all’anno, non posso dire quanto, ma erano notevoli”, ha concluso Imparato. “Non c’era un piano prodotto, ora abbiamo rilanciato il marchio. A Cassino costruiremo la nuova Stelvio nel 2025 e la nuova Giulia nel 2026. Per i modelli 2027 non abbiamo ancora deciso: la cautela è molto importante, per tutte le vetture che faremo in Italia adegueremo il nostro piano industriale tenendo in considerazione competitività e clienti”.
Urso: “Buona notizia”. Pressoché immediata la replica di Urso, per cui la Milano diventata Junior “è una buona notizia, giunta proprio nella giornata del made in Italy che esalta il lavoro, l’impresa, la tipicità e la peculiarità del prodotto italiano che tutti ci invidiano nel mondo. La decisione ci consentirà di invertire la rotta, anche per quanto riguarda la produzione di auto nel nostro Paese”.